Alcune considerazioni di Maurizio Quaranta sul tema dell’Iva sui riuniti odontoiatrici nate da incomprensioni sulla lettura del Dl 34/2000
In queste settimane sui social è nata una discussione in tema dell’IVA su attrezzature e materiali ad uso sanitario, anche a causa di una interpretazione errata di alcune disposizioni inerenti la riduzione dell’Imposta per alcuni prodotti anche in uso degli studi odontoiatrici, come i riuniti.
Ridurre l’IVA sui riuniti non è una manifestazione di interesse di un’avanguardia, ma è interesse di tutto il settore dentale
dove l’odontoiatra, la distribuzione e la produzione si trovano tutti perfettamente allineati e per nulla contrapposti o l’un contro l’altro armati. Credo che sia noto a tutti che Il Deposito dentale non si intasca l’IVA che incassa dall’odontoiatra sulla vendita di un riunito, perchè la versa allo Stato Italiano compensandola con l’Iva pagata sugli acquisti al produttore.
Di conseguenza, non solo il distributore sarebbe ben felice di non dover incassare l’IVA per conto dello Stato Italiano per poi versarla all’erario, ma soprattutto se sia il produttore che il distributore potessero appellarsi all’art.124 del DL. N.34 dello scorso 19.5.2020 per ridurre l’IVA del 17% sui riuniti, sarebbero felici di farlo, certi che renderebbero più appetibile la vendita delle poltrone odontoiatriche ai dentisti, che a loro volta si sgraverebbero di un costo del 17%. Peccato che lo Stato Italiano abbia decisamente escluso l’Odontoiatria da questa misure di sostegno nell’ immediato post lockdown della scorsa primavera.
Come se non bastasse: l’Agenzia delle Entrate, a fronte di un interpello, ha anche confermato di voler continuare a pretendere l’imposta sul valore aggiunto quando la poltrona odontoiatrica, individuata con indiscutibile precisione, non sia destinata come “attrezzatura per la realizzazione di Ospedali da campo”; così recita il capitolo 2.8 della circolare 26/E dello scorso 15 Ottobre atta a fornire “chiarimenti sull’articolo 124 del D.L. 19.5.2020 n.34”
A nulla vale purtroppo, e lo dichiaro “obtorto collo”, appellarsi al capitolo 2.10 che meglio precisa che quando determinati prodotti – sempre con riferimento al COVID-19 – possono essere utilizzati sia in sala operatoria piuttosto che in chirurgia generale non possano ricevere un trattamento IVA differente se acquisiti per qualunque finalità sanitaria,” stante l’impossibilità di determinare con criteri oggettivi la specifica destinazione al COVID-19 e alle pandemie in generale”, perchè l’aggiunta del n.1-ter.1 alla parte II-bis della tabella A del decreto IVA mette tutti a tacere.
Purtroppo non sono le interpretazioni sui social a determinare l’applicazione o meno di una riduzione dell’IVA, ma sono e restano i decreti attuativi, in un caso, o, in un secondo caso come quello in questione, i chiarimenti forniti dall’Agenzia delle Entrate che rispondono a precisi quesiti a loro inoltrati.
Ho un sogno che qui con Voi condivido: vorrei vedere arrivare in Italia i fondi per il MES. Vedere lo Stato Italiano decidesse, anzichè far gare, appalti o comitati a tutti noi tristemente noti, di trattenersi i soldi del fondo per eliminare completamente l’IVA su tutte le apparecchiature e gli strumenti destinati al settore medicale ed al settore odontoiatrico, fino al completo utilizzo del fondo.
Lo Stato Italiano non ha nessuna intenzione di agire in questa direzione, e lo ha già in parte dimostrato, noi del dentale possiamo però provarci, non sui social ma tutti insieme con tutte le associazioni del comparto. Mission impossibile? Già una volta “I Have a dream” ha dimostrato che, a volte i sogni si avverano.
Dott. Maurizio Quaranta
FONTE: http://www.odontoiatria33.it
Advisor Adde (Associazione europea depositi dentali)